Premio netarts.org del Machida Museum di Tokyo

Embodied Praxis – Real Life 2.0 è il tentativo di un gruppo di artisti e curatori di esplorare le pratiche contemporanee legate all’arte su internet. L’occasione per sviscerare questo tema viene offerta da You Minowa, curatore della sezione "Media art" del Museo di Arti Grafiche della città di Machida, Tokyo.

You Minowa dal 1995 organizza l’esposizione e l’omonimo premio Art on the net (divenuto netarts.org nel 2004). Sul sito www.netarts.org, accedendo alla sezione archivio, è possibile visionare un decennio di arte in rete. Nel 1995 la stessa internet non era ancora uno strumento di comunicazione di massa eppure già emergevano i primi esperimenti artistici con questo, allora nuovo, medium. Dieci anni non sembrano molti eppure la distanza tecnologica che ci separa dai modem che andavano a velocità di 14.400 kb al secondo è abissale.
Dee Dee Allek, artista, videomaker e grande madre del videoattivismo statunitense, membro della giuria del premio Art on the Net nel 1995, si lamentava proprio del fatto che molti progetti fossero fruibili solo da un elite dotata di connessioni ad alta velocità.
Oggi quell’elite è diventata una moltitudine, ma i contenuti di allora si sono trasformati di pari passo alle trasformazioni tecnologiche? Connessioni internet e tecnologie sempre più sofisticate sono quasi alla portata di tutti, o perlomeno di molti, ma la riflessione e la sperimentazione artistica come è cambiata?
I progetti presentati nell’edizione del premio netarts.org di quest’anno sottolineano le diverse modalità che legano la nostra vita reale alla rete. "Non si tratta solo di attività che commentano la vita quotidiana, come note a margine, si tratta piuttosto di pratiche e realtà che costituiscono e definiscono il Sè sociale. La rete al giorno d’oggi viene utilizzata non come un sottotesto del quotidiano, ma come il testo principale della vita stessa." scrive Susan Hazen, curatrice della sezione nuovi media del Museo Israeliano di Gerusalemme e membro della giuria del premio netarts.org.

Il criterio di selezione dei progetti che più egregiamente fossero in grado di manifestare la qualità del nostro vivere all’intersezione di flussi comunicativi e linguaggi è stato complicato dall’arrivo nello scenario mediatico della tanto osannata, ma anche criticata, piattaforma Second Life. Inevitabilmente infatti è proprio un video realizzato su Second Life che troviamo tra le cinque menzioni di onore. Watch Worlds di Rob Wright meglio noto con il nome del suo avatar Robbie Dingo, è un esempio della potenzialità creativa di un mondo virtuale dove è possibile dare forma alla nostra immaginazione. Robbie Dingo ricostruisce in tre dimensioni il famoso dipinto di Vincent Van Gogh, Notte stellata. Il risultato è ovviamente incomparabile all’originale ma è degna di una menzione d’onore la ricerca dell’autore che tenta di "entrare dentro" al paesaggio tanto amato. È stato però un lavoro che si struttura sul networking umano a battere la tridimensionalità di Second Life. Il premio netarts.org quest’anno è stato infatti assegnato  a Feral Trade (www.feraltrade.org), progetto realizzato dall’artista di origini australiane Kate Rich. Feral Trade tradotto in italiano sta per "commercio ferino" ed è una ben riuscita parodia del capitalismo globalizzato. È un progetto che stimola una rete di distribuzione diretta sulle traiettorie di network sociali preesistenti. Caffe dal San Salvador, dolciumi dall’Iran, grappa dalla Croazia, antidepressivi dalla Bulgaria e Cube-Cola dalla Gran Bretagna. Si tratta di un modello di mercato che si basa su una im-mediata pluralità di reti di relazioni e rapporti personali costruendo così un affronto diretto all’anonima standardizzazione del commercio globale. Il lavoro di Kate Rich sembra proprio dimostrare come "l’arte per la vita cibernetica" non abbia bisogno di essere cibernetica. Ancora Nam June Paik scriveva: "La cibernetica, scienza delle relazioni pure, o relazione essa stessa, ha le sue origini nel karma(…)" e Mark America, membro della giuria che ha assegnato il premio a Kate Rich aggiunge: "…il progetto Feral Trade ha di certo un buon karma. Mette in pratica la scienza del Fai-Da-Te nelle relazioni commerciali."

Tra le menzioni d’onore troviamo ancora un altro progetto legato a Second Life, ma questa volta non si tratta di una sofisticata creazione virtuale, quanto di un ironico e realista commentario sulla vita virtuale e quello che la rende possibile: Women in her 50’s anatomy on line di Regina Pinto è una sequenza di quattordici tavole che ci ricordano che dietro ogni corpo virtuale c’è un corpo reale con i suoi processi chimici, i suoi limiti e i suoi desideri.

Anche Dataenform riflette sulla collisione tra reale e virtuale. Adam Bartholl, autore del progetto, si chiede in quali forme i dati della rete si manifestino nella vita quotidiana, e a questa domanda risponde con grande efficacia  e surreale semplicità. Ad esempio, se i personaggi dei mondi virtuali si aggirano con una cartello sulla loro testa che indica il loro nome, Adam Bartholl ci propone di fare lo stesso nella vita reale: "…taglia e incolla le lettere del tuo nome su un cartello e sii te stesso negli spazi pubblici!"

The Real Cost di Michael Mandiberg è uno schiaffo in faccia al virtuale e ci rende immediatamente consapevoli, con un semplice grafico, di quanta anidride carbonica liberiamo nell’atmosfera nel momento in cui prenotiamo un volo online. Operazioni semplici, quasi meccaniche che molti di noi compiono spesso ma che hanno conseguenze irreversibili. Il progetto di Mandiberg si insinua tra la consapevolezza del mondo in cui viviamo e la routine quotidiana delle operazioni su internet.

15×15 è un omaggio ad Andy Warhol e alla sua famosa affermazione: "Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti". Ed  allora ecco per tutti l’occasione adatta, basta mandare un video girato anche con un cellulare al sito 15×15.org e questo verrà pubblicato in una griglia con altri quattordici video in continua rotazione.

Infine due opere, Tracking Transience di Hasan Elahi e The call di Isabelle Jenniches, che propongono una visione del mondo mediata dagli strumenti di osservazione di cui siamo oggi dotati. In The Call l’artista osserva il cantiere del Convention Center di Vancouver attraverso il mosaico delle telecamere di controllo e delle webcam private che tengono lo spazio sotto osservazione 24 ore su 24. L’immagine completa supera le distinzioni spazio-temporali ed è composta di fotogrammi  che l’artista estrae dalle webcam giorno dopo giorno. Un  lavoro metodico e continuativo, uno sguardo che si sofferma nella profondità piuttosto che sullo scivolare frenetico da uno stimolo ad un’altro. Un’opera che uno dei membri della giuria, John Hopkins, definisce "zen" e parafrasando un famoso detto scrive: "Non esistono le webcam, non esiste Photoshop, esiste solo il Vuoto".

Ricevere e inviare sms ed email, costruire oggetti su Second Life, fare chiacchierate intercontinentali tramite Skype, sono tutte esperienze la cui essenza è principalmente transitoria e tende a collocarci ovunque e da nessuna parte piuttosto che a radicarci in luoghi fisici. Ma è su queste esperienze che definiamo la nostra identità e dunque è forse proprio sul vuoto che costruiamo la complessa fabbrica del Reale.

Agnese Trocchi (membro della giuria per il  Premio Netarts.org 2007)