Sulla morte di Pippa Bacca

Ho scritto un articolo qui
Eccolo:

Pippa Bacca è
morta. Sicuramente troppo presto e prima che molti di noi la potessero
conoscere davvero. È morta come artista creando un’enorme risonanza
mediatica attorno alla sua persona e al progetto suo e di Silvia Moro.
L’idea di "Brides on Tour" ("Spose in viaggio") era quella di
attraversare in autostop numerosi paesi scossi da guerre recenti e
conflitti ancora in corso. Entrambe le ragazze, indossando vestiti da
sposa, volevano arrivare in Israele partendo da Milano e attraversando Serbia, Bosnia, Bulgaria, Turchia, Libano, Palestina e Siria.
I vestiti bianchi di Pippa e Silvia erano stati realizzati in due
copie: una rimasta a Milano e l’altra, indossata nel corso di tutta la
performance, sarebbe stata poi esposta con la copia intonsa al ritorno
dal viaggio, il vestito e il suo vissuto sarebbero stati parte
tangibile dell’opera d’arte. Ma il vestito è stato stracciato e il
viaggio di Pippa si è interrotto tragicamente con la sua vita nei
pressi di Instabul, per mano di un uomo che l’ha stuprata ed uccisa. Una
fine tragica per il progetto "Brides on Tour". Una fine che ha
suscitato una quantità inaspettata di visite sul sito del progetto, e
una grande mole di commenti e discussioni sulla sensatezza di un
progetto artistico di questo genere. Non vogliamo in questo contesto
entrare nel merito del "senso" del progetto di Pippa Bacca e Silvia
Moro per una questione di rispetto del dolore di parenti e amici e per
rispetto dell’artista e del suo gesto al di là della sua inaccettabile
fine. Vorremmo piuttosto soffermare l’attenzione sulla natura
cannibalica del mondo dell’arte (ma non solo dell’arte): "Spose in
Viaggio" avrebbe avuto la stessa risonanza mediatica che ha ora nel
caso in cui non fosse successo nulla di così terribilmente
tragico? Forse no. Il progetto artistico ha bisogno di rischiare la
sparizione dell’artista stesso, di autodivorarsi per divenire specchio
della nostra contemporaneità dove è più reale il corpo elettronico che
quello in carne ed ossa. L’artista si è trasformata sua
malgrado in un nome su Google, in una foto sui giornali, in un blog fin
troppo visitato: scomparsa la sua manifestazione fisica, nel vuoto
lasciato da Giuseppina Pasqualino di Marineo si riversano le
frustrazioni, le insofferenze e le paure più profonde di un’umanità
sedentaria e spaventata. Se non fosse che una vita è stata veramente
spezzata, si potrebbe dire che il progetto artistico è ben riuscito per
aver suscitato una così grande quantità di riflessioni e reazioni
emotive. Ci viene voglia di pensare che si tratti di un hoax,
di uno scherzo, che Pippa Bacca possa tornare a casa dicendo che non si
è trattato altro che di una ben congegnata operazione di "arte
tattica", messa a punto proprio per consentirci di guardare la nostra
immagine mostruosa allo specchio. Sarebbe perfetto, ma
non è così. L’artista è caduta sul campo, sparita nel corso della sua
ricerca estetica, qualunque essa fosse – condivisibile o meno e
sparendo ha reso, suo malgrado, la sua opera inumana.
 

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